Secretary.it la community dedicata alle assistenti di direzione

Professione Assistenti di direzione

L’Assistente di direzione: cavallo o alfiere di una scacchiera

CONOSCIAMO UN ASSISTENTE DI DIREZIONE, UN PO’ CAVALLO E UN PO’ ALFIERE

Classe 1989, mi chiamo Luc Aondio, si Luc, non è un errore di battitura e so che per gli italiani pronunciare queste tre lettere in modo corretto è più complicato di quel che si creda, avessi ricevuto un euro per ogni volta che lo hanno pronunciato in modo errato (compreso il cognome) oggi sarei sicuramente milionario… story of my life e di un Assistente di Direzione al maschile.
Per alcuni è più facile ricordare il famoso regista Besson, per altri dire che la U è come se avesse una umlaut per dare la giusta tonalità e il giusto accento.

A parte gli scherzi, il nome straniero deriva tutto dal ramo della famiglia di mia madre, metà belga e metà irlandese, Aondio invece è un cognome italiano, ma probabilmente di origine spagnola (infatti primi compaio in Italia con l’invasione spagnola), quindi mi sento europeo, più che una cosa o l’altra.

La mia esperienza lavorativa? Molti la definirebbero lineare e “classica” ma per me non lo è mai stato davvero. I primi tirocini “seri” li faccio nell’ufficio comunicazione del comune di Lecco e poi al Giornale di Lecco (nel periodo di piena crisi economica).
Tento quindi la fortuna in Irlanda, approfittandone per migliorare l’inglese. Anche se durata meno di un anno, quest’esperienza mi forma tantissimo e mi insegna la cosa più importante: se vuoi qualcosa vai a prenderla e lavora su te stesso, non ci sono scorciatoie.
Tornato in Italia mi iscrivo a un master in media relations e da lì continuo il mio percorso in questo settore che ormai mi aveva affascinato. Saltando dal settore bancario e giornalistico, riesco a trovare una delle occasioni della mia vita, uno stage in Bosch. In 6 mesi ho imparato più che nei 4 anni precedenti, migliorando hard e soft skills. Purtroppo la favola finisce e la vita mi porta nel mondo delle agenzie di comunicazione.

Attualmente lavoro in Competence Communication dove dopo quasi due anni di esperienza come addetto stampa, il mio Ceo ha notato che cambiando ruolo, avrei avuto modo di esprimere al meglio le mie capacità. Diventare Assistente di Direzione quindi è stato inaspettato, ma la curiosità era troppa e l’ho colta al volo.

Passato un primo momento di timore reverenziale nell’essere il filtro con altri manager, grandi e piccoli che fossero, posso dire che le mie mansioni, erano e sono tutt’ora, molto lontane da quello che mi aspettavo.
Come molti altri colleghi assistenti hanno detto prima di me è che la/il segretaria/o degli anni ‘90 nel contesto attuale sarebbe poco adatto al ruolo, che invece ci si aspetta oggi.

L’assistente di direzione lo identificherei come un Cavallo o un Alfiere di una scacchiera, perché deve essere in grado di arrivare ovunque sfruttando tutte le capacità che possiede e nel caso reinventarsi ogni volta che può per aiutare il proprio direttore o Ceo a raggiungere gli obiettivi. Scontate sono anche delle competenze di managerialità, saper gestire il proprio tempo, il lavoro di squadra e quindi programmare una strategia e colleghi è una sfida che ogni assistente deve affrontare.

Molti pensano che essere assistente sia prerogativa delle donne per via di molte soft skills che naturalmente hanno, beh devo dire invece, che ho visto tanti assistenti uomini quante donne manager, è vero è un paragone molto “tirato” ma è per far capire che ormai nel 21 secolo quello che conta davvero sono le capacità che una persona possiede e come è in grado di trasferirle in ambito lavorativo e non.

Nella community Secretary.it ho scoperto ad es. Massimo Fiorani, assistente di direzione al maschile come speaker al Secretary Day 2019

Per esempio, nell’agenzia in cui lavoro il 75% del personale è femminile. Dalle mie colleghe, che siano Directors, Senior Account, Supervisor, Account o Junior, (così come per i miei colleghi), ogni giorno imparo qualcosa dai loro successi, dai loro fallimenti, dai confronti o anche da semplici chiacchierate. Quindi anche se ancora giovane in questo ruolo, penso che questa capacità di ascolto e di fare propri stili, capacità e competenze altrui e fonderle con le proprie skill sia indispensabile per un assistente.

Per concludere, non essendo così workaholic come il Signor Imbruttito, le sere e i fine settimana cerco di fare più cose possibili. Dopo quasi 20 anni di karate, e diverse arti marziali, oggi il mio hobby è l’hema e la ricostruzione storica, attività che insieme a molte altre, purtroppo, hanno subito lo stop con l’arrivo della pandemia. Quindi in questo ultimo anno e mezzo ho ripiegato su quelle attività che non facevo in modo così assiduo. Ormai la bicicletta e la montagna sono diventate altre passioni di cui non posso fare a meno. Insomma, cosa c’è di più bello che lasciare una metropoli come Milano per dedicare del tempo per sè stessi e immergersi nel verde con l’obiettivo di arrivare sul cucuzzolo per poter ammirare dei panorami da togliere il fiato?