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Gentilezza: la skill trasversale del futuro

In una recente intervista al Sole24Ore, Andreas Schleicher – direttore del dipartimento Education dell’Ocse – ha dichiarato, rivolgendosi a chi si occupa di istruzione, che l’impiego sempre maggiore degli sforzi lavorativi, come nell’uso dell’intelligenza artificiale, dovrebbe spingerci a coltivare di più il nostro lato umano… E con esso la gentilezza.

A fare la differenza per i lavoratori del futuro sarà una combinazione di skills cognitive, sociali, emotive… In due parole: competenze trasversali. Tra queste, troviamo la gentilezza, tema caro alla nostra Lucia Landini – PA al Senior Country Manager di Natixis – che ha voluto condividere un esempio molto pratico da applicare nella scrittura delle vostre email professionali… E gentili!
Nei momenti sereni e di gestione normale dell’attività lavorativa, riusciamo quasi tutti a scrivere e-mail gentili.
Ma quando si tratta di scrivere una e-mail in un momento di tensione, a seguito di errori nostri o per chiedere di intervenire su un errore fatto da altri, vedo a volte emergere una natura aggressiva, e mi pare di notare una certa difficoltà a controllare le emozioni. Siete in cerca di tranqullità? Perché non ne approfittate per rileggere il mio pensiero sulla mindfulness?

Un’ e-mail poco rispettosa nei confronti di chi la legge crea danni irreparabili, le persone che la ricevono si sentono ferite e la qualità dei rapporti interpersonali peggiora. Offendere o urtare gli altri dice molto su chi siamo noi, più che su chi siano loro.

Con i seguenti piccoli accorgimenti, possiamo salvare l’orgoglio dei colleghi e la stima che hanno in noi:

    1. Se segnaliamo in una mail un errore, è carino scrivere: temo che, credo che, ho verificato e mi risulta che… Sono espressioni corrette e meno dirette di: non va bene.
    2. Se chiediamo a un collega di modificare un dato, cominciamo con un bel: per favore.
    3. Possibilmente, io eviterei l’acronimo p.f., che pare piaccia a tutti. In fondo, trovate il tempo per scrivere molte righe in una e-mail, ma non avete tempo di scrivere due parole?
    4. Se utilizziamo un verbo, evitiamo l’imperativo: potresti per favore fare così, è meglio di: fai così.
    5. Altra parola che può fare la differenza, purché non ne abusiate è: scusa.
      Esempio: scusa, credo di non avere capito.
    6. Un bel “Grazie”, a in chiusura, è sempre gradito.
    7. E per concludere, trovo che sia anche rispettoso inviare l’e-mail solo alle persone interessate, e non a tutti i colleghi o ai loro capi, se non coinvolti direttamente.

Insomma, immaginiamo che ogni e-mail che scriviamo a qualsiasi interlocutore sia diretta a un capo, e la gentilezza sgorgherà spontaneamente dalle nostre dita!